TARANTOLATE
Il ritmo è frenetico, sempre più veloce. Le donne danzano un ballo proibito, maledetto e demoniaco, mentre i piedi battono forte il terreno schiacciando e uccidendo quel ragno, quella tarantola che le ha morse e le ha fatte uscire di senno. Per la società sono malate, incolpevoli, e perciò sono libere di muoversi, saltare, ancheggiare, gridare, urlare, ridere, piangere, agitare i loro corpi fino a sfinirsi, fino a che il sudore si porti via l’umore velenoso del ragno e i demoni che le possiedono scappino via, vinti dal ritmo e dal movimento.
La Taranta o Tarantella è una sorta di esorcismo in musica per scacciare il demone che invasa e possiede, la bestia che mozzica e punge: che sia ragno o serpente, è il Male, quel male che la Madonna schiaccia con il piede e che la donna può sì sconfiggere pregando, ma anche cantando, danzando e, imitando Lei, calpestando.
Le donne non sono folli. Danzano e calpestano chi le blocca, le immobilizza, le punisce per ogni piccolo passo autonomo. Chi tesse gli appiccicosi fili della ragnatela e li fa anche suonare dolcemente come le corde di un’arpa. Così il ragno inganna le sue vittime, le ammalia, le imprigiona in un sogno perché non si possano muovere più.
Sono belle le tarantolate di Valerìe, belle e libere quando sono insieme, quando rompono le convenzioni divenendo protagoniste della loro danza. Eroine mitologiche unite da un segno di fuoco, dal rosso della passione. Donne che lottano per la loro libertà con la violenza del gesto coreutico, con la danza e con il ritmo.
Tornano i temi cardine dell’opera di Valerìe Honnart: il mito e la natura, intesi come espressioni di un’arte universale, che ne conosce e ne parla il linguaggio grazie ad una tecnica pittorica antica e modernissima, senza tempo e confini. Nelle “Tarantelle” (come in tutta l’arte di Valerìe) le radici culturali popolari (la musica e la danza) uniscono mondi e popoli, tradizione e contemporaneità.
Anche qui, come in altri soggetti già affrontati dall’artista, la fatica dell’umanità sembra insensata e fine a se stessa: prima o poi le tarantolate dovranno fermare la loro danza, rimarranno isolate e di nuovo prigioniere dei fili della tela delle convenzioni, perché ad ogni movimento saranno sempre più prigioniere del ragno, dell’orco che le avviluppa per succhiare la loro forza creativa.
Il messaggio di Valerìe Honnart è universale anche se la figura femminile lo incarna in modo più espressivo: continuiamo a danzare la tarantella della vita e, anche se sembra non avere senso, non fermiamoci e non ci facciamo fermare. L’arte, la musica e il ritmo della natura non finiscono mai e sempre ricominciano. Se siamo stanchi cerchiamoci e abbracciamoci, sosteniamoci.
La nostra follia è la libertà. Ma la libertà delle donne e degli uomini, non si conquista stando soli… non si può stare da soli.
Dobbiamo essere insieme per condividere le nostre follie.
Lucia Collarile, settembre 2020
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